LA LEAN MANUFACTURING E IL
NORD EST

Il fenomeno del nord est che va a scuola di management per imparare la Produzione snella e la cultura delle aziende giapponesi ripreso anche dal Corriere della Sera

Lean manufacturing

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Scrive Dario Di Vico sul Corriere della Sera di ieri: "Ci sono le aziende che chiudono, quelle che resistono e quelle che pensano".

La grande rivoluzione che sta avvenendo in questi mesi nel nord est italiano è quella portata avanti dalle piccole aziende che si stanno convincendo che imparare il management non sia una cosa riservata solo alle grandi organizzazioni e che, anzi, questa rivoluzione culturale è vitale anche per chi ha meno di 50 dipendenti.

"Il bassanese Diego Caron", scrive il Corriere, è uno di questi imprenditori. "Pensa che comunque vada a finire è assai improbabile che si torni ai volumi produttivi precrisi (...)
La sua azienda metalmeccanica (tubi flessibili) si appresta a chiudere il 2009 a quota -40% di ricavi (i concorrenti sono addirittura a -70%!) e una dozzina dei 50 dipendenti sono in cassa integrazione ma Caron è tutt'altro che pessimista.
L'obiettivo è prepararsi per la ripresa e perciò è diventato, parole sue, «un fanatico della lean manufacturing », il modello dell'impresa anti-burocratica alla Toyota che cancella tutte le attività senza valore aggiunto.
In omaggio alle teorie giapponesi, Caron ha ridisegnato l'organizzazione aziendale azzerando costi e scorte e programmando un forte aumento di produttività. «L'unica spesa che non ho tagliato è la formazione perché dobbiamo aumentare l'attenzione al cliente. Dovremo diventare un po' aziende manifatturiere e un po' aziende di servizi». Il solo modo, aggiunge, per mettersi (almeno per qualche anno) al riparo dai terribili cinesi
."

La Lean manufacturing si impara dai giapponesi

Formazione e taglio agli sprechi, dunque, una lezione che i giapponesi hanno imparato da tempo incontrando il successo in tutto il mondo e diffondendo le loro teorie a macchia d'olio. Ma come abbiamo detto tante volte, un conto è intuire che uno strumento o una teoria funzionano, unaltro è riuscire ad adottarli e farli diventare parte del DNA dell'azienda senza creare un senso di rifiuto da parte dei dipendenti e senza avviarli nella maniera sbagliata che porta più danni e insoddisfazione della crisi e dell'immobilismo.

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Ecco perché il nord est ha decisio di tornare sui banchi di scuola ed ecco perché è importante imparare a confrontarsi continuamente. Scrive, infatti, il Corriere: "Imparate le più moderne teorie d'impresa per tentare si salvarsi «le Piccole che pensano» si trovano di fronte a un altro bivio del dopo-crisi: individualismo o aggregazione. I piccoli della Confindustria vicentina hanno deciso di spendersi per la seconda ipotesi fino a farne un cavallo di battaglia dell'associazione.
Si sono dati un anno «per arare il campo » e intanto stanno studiando le varie ipotesi di holding che circolano in queste settimane. L'opinione di Caron è che «si tratta di discorsi ormai maturi ma che sarà più facile rendere compiutamente operativi in presenza di un passaggio generazionale».
Con la speranza che i figli si rivelino meno individualisti dei padri
."

PER SAPERNE DI PIU':

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